Una base passepartout 

Una base passepartout 

04/12/2023 Off Di Giulio Frigerio

Un impasto neutro facile da preparare e dalla cottura rapidissima, che anche dopo cotto conserva una consistenza morbidissima e che si presta ad accogliere svariate farciture dolci o salate. Il risultato è un piatto che può assumere molte forme e ad essere consumato in qualsiasi momento della giornata. Il vantaggio in più? É sano e, se si scelgono i giusti ingredienti di ripieno, compatibile anche con la dieta! 

Molte definizioni, una preparazione, infinite ricette

Le crepes (puoi trovare la ricetta qui) sono la versione francese delle famose “crespelle” italiane: sfoglie sottili e soffici costituite da una base neutra, che si ottiene facendo addensare una pastella fluida a base di latte, farina, uova e burro (ma esistono anche la versione integrale, vegana e senza glutine) su una superficie piatta e calda. 

Si adattano perfettamente ad accogliere i più svariati ingredienti di farcitura, per ottenere ricette dolci o salate adatte a ogni occasione: possono infatti essere riempite con frutta fresca, miele, creme, confetture e coperte con frutta secca, zucchero a velo, sciroppo d’acero, cioccolato fuso. 

Oppure avvolgere alimenti salati come formaggi, verdure, salumi, funghi e così via ed essere consumate tal quali, semplicemente chiuse a mezzaluna o a portafoglio, oppure essere ripassate in forno e gratinate con besciamella e formaggio grattugiato. 

Tra invenzioni antiche ed errori moderni

La tradizione vuole che le crepes affondino le loro origini nella cultura gastronomica dell’Antica Roma, dalla quale sarebbero poi state tramandate fino al V secolo d.C. Ad avvalorare questa tesi c’è il fatto che il loro nome deriva dal latino “crispus”, ovvero “arrotolato” o “arricciato”, proprio perché per lo spessore fine della pasta e la sua consistenza morbida, le crepes si prestano ad essere arrotolate su se stesse per racchiudere la farcitura.

Presso l’impero romano rappresentavano un piatto semplice e sostanzioso ideato appositamente con l’obiettivo di sfamare i pellegrini francesi giunti in Città Eterna in occasione delle celebrazioni di Candelora. Sarebbero stati proprio questi viandanti, una volta tornati in patria, a diffondere il culto di questa preparazione e a far sì che le crepes conquistassero un posto d’eccellenza anche nella cucina francese. 

Proprio a questa spetta il merito di aver involontariamente inventato la celebre crêpe suzette responsabile di aver consacrato questa preparazione alla fama mondiale. Come si legge su linkiesta.it infatti si tratta di un’accidentale versione flambé nata nel 1895 dall’errore di Henri Charpentier, uno sbadato apprendista pasticcere che in occasione di una visita del principe di Galles Edoardo al Café de Paris di Montecarlo, si emozionò a tal punto all’idea di preparare il dessert per il sovrano che versò troppo liquore nella salsa e questa prese fuoco.

Il capocuoco decise di servire lo stesso il piatto, e il reale apprezzò a tal punto la ricetta da chiedere di dedicarla all’unica donna presente a tavola, che si chiamava appunto Suzette.

Una preparazione cosmopolita e democratica

Se la versione italo-francese delle “crespelle” è diffusa soprattutto nel Vecchio Continente, in tutto il mondo ogni Paese ha una propria ricetta che le si avvicina molto per metodo di preparazione: si va dai pancakes degli Stati Uniti al pane arabo dei paesi del Medio Oriente; dalle tortillas messicane, alla pita greca, fino all’injera, un pane fermentato diffuso in diversi Paesi dell’Africa, come Etiopia ed Eritrea (dove è utilizzato al posto delle posate per raccogliere il tipico zighinì) e alle sottilissime crespelle di riso utilizzate in Estremo Oriente (per accompagnare piatti come la celebre peking duck o anatra alla pechinese). 

Ma oltre a trovare spazio nelle tradizioni gastronomiche più diverse, le “crespelle” si adattano bene a qualsiasi tipo di alimentazione. Infatti -sia nella versione dolce sia in quella salata- a seconda di come vengono composte, farcite ed eventualmente “ricotte” (soprattutto se utilizzate come base di altre ricette semplici o complesse), possono essere consumate da chiunque: vegetariani, vegani, sportivi, diabetici e persino da chi è a dieta!

Pertanto questa ricetta può rientrare a pieno titolo in tutti quei programmi alimentari “flessibili” che, come si legge in questo articolo, non demonizzano nessun alimento in particolare e sicuramente rappresenta un’alternativa più sana e genuina rispetto alla maggior parte delle merendine e degli snack industriali confezionati.