Elezioni 2022: quanto Marketing c’è nella politica odierna?

Elezioni 2022: quanto Marketing c’è nella politica odierna?

29/09/2022 Off Di Giulio Frigerio

Il 25 settembre 2022 si sono svolte le elezioni politiche, per cui abbiamo deciso di affacciarci nel dietro le quinte, chiedendo all’Artigiano del Marketing, Consulente Marketing per PMI, di raccontarci quanto Marketing effettivamente esista nella politica odierna.

L’intento è, ovviamente, di analizzare in maniera totalmente oggettiva e priva di opinioni personali quanto accaduto nelle campagne elettorali di quest’anno.

Il punto di partenza è comprendere quale sia il punto di incontro tra Marketing e Politica.

Secondo l’Artigiano del Marketing, è possibile attribuire una definizione chiara al Marketing della Politica, inteso come “l’insieme di attività che mira a influenzare la scelta di voto (acquisto) di un elettore (consumatore)”, parafrasando la definizione di Marketing di Russell Winer, uno dei massimi esperti della disciplina.

In realtà, non si tratta di una novità assoluta ed è dagli anni ’90 che si discute circa la combinazione tra Marketing e Politica e l’oggettiva utilità che si avrebbe dall’impiegare tecniche di Marketing nell’ambito della propaganda elettorale.

Così è, in effetti, stato fatto.

Il consumatore-elettore nel Marketing della politica

Il cittadino ricopre due ruoli differenti nella sua vita: consumatore, quando è attaccato dal Marketing delle aziende, ed elettore, quando è colpito dal Marketing della politica.

Le similitudini sono tante, ma è opportuno concentrarci sulle differenze tra le due figure.

La principale è il prezzo. Da consumatori noi osserviamo, nel bene o nel male, il prezzo cioè il costo per accedere al prodotto o servizio che ci interessa.

Dal lato operativo ciò significa che, nel momento della promozione, dovremo tener presente che più è basso il prezzo, meno aspettative potremo creare e viceversa. Il prezzo è una leva del Marketing che non si ripropone nell’ambito politico.

Una leva in meno che, però, spesso è un vincolo per il consumatore e per l’area Marketing che deve agire.

Il politico, invece, non è soggetto a questo vincolo e crea un rapporto diretto tra comunicazione – aspettative che genera nell’elettore. L’elettore non ha limiti, ripone speranze e progetti nella figura che presenta un programma o una voce vicina alle sue idee.

Insomma, chi fa politica può giocare fino al punto in cui le sue proposte diventano inverosimile e perde di credibilità.

Tra politico e marketing, quali differenze e similitudini?

Se l’attività del politico, in campagna elettorale, è assimilabile a quella dell’addetto Marketing, è anche vero che ci sono delle differenze.

La prima è quella dei limiti, come il prezzo, in ambito propagandistico.

La seconda è il fulcro dell’attività. Nel Marketing, il target viene identificato sulla base della propria proposta, prodotto e servizio. Nella politica, la proposta viene elaborata sulla base dell’elettorato che si è deciso di colpire.

La terza, infine, riguarda il comportamento dell’elettore-consumatore. Nelle vesti di consumatore, la persona alimenta le sue aspettative sulla base della proposta che riceve. Nelle vesti di elettore, invece, la persona ha delle sue aspettative che si aspetta di soddisfare con la proposta che riceve.

Si ribalta, dunque, la prospettiva.

I canali digitali per la politica odierna

Nonostante le differenze, i principi operativi non cambiano e i nuovi canali digitali rappresentano un’opportunità importante per comunicare con l’elettorato.

Tra i primi politici a valorizzare i Social Media possiamo considerare indubbiamente Donald Trump, con le sue campagne su Twitter che lo rendono sempre al centro dell’attenzione.

Anche in Italia ci si è adattati molto a comunicare e, nel più recente periodo, in prossimità delle elezioni, è partita la corsa ai giovani su Tik Tok.

La scelta è valida, la strategia meno.

I Social Media consentono ai politici di comunicare direttamente con l’elettorato che prediligono, senza contraddittorio (possono cancellare commenti o utenti non graditi) e con grande libertà di contenuti.

Di contro, la valutazione di come attaccare i Social Media è importante. I soli ‘mi piace’ non giustificano poi un aumento dei voti, perché spesso possono rappresentare solamente un indice di viralità e poca sostanza.

In conclusione, è inevitabile pensare che le più comuni tecniche di marketing siano oggi prassi dell’azione propagandistica politica, sia nelle leve che nei canali impiegati.